giovedì 11 aprile 2013

Liguria: il Castello della Pietra.

La Val Vobbia è una valle appenninica dell’entroterra genovese, al confine con il Piemonte. Stretta tra scoscese pareti rocciose, fitti boschi e il torrente Vobbia, che nei secoli ha inciso un canyon spesso profondo, è parte del Parco Naturale Regionale dell'Antola  (www.parcoantola.it) e conserva un capolavoro di architettura medioevale, un fortilizio tra i più suggestivi della Liguria.




A metà strada, lungo la provinciale (SP.8) che collega il paese di Vobbia (GE) a Isola del Cantone (GE – Casello autostrada A7), incastonato tra due speroni di roccia, a picco sulla valle, si erge il Castello della Pietra, posto a quota 625 m.s.l.m.

Datato XI secolo, fu voluto dai Vescovi Conti di Tortona come sentinella di un’antica "via del sale". Ebbe funzioni difensive e sopravvisse fino al 1797 quando Napoleone ne decretò lo smantellamento. Da quella data l’edificio divenne un romantico rudere fatiscente. Ma l’importanza storica e architettonica di questa fortificazione portò il Castello della Pietra ad una rinascita, ad un complesso lavoro di ripristino e conservazione. Nel 1979 i proprietari lo regalarono al Comune di Vobbia che, insieme alla Provincia di Genova, sostenne il progetto di valorizzazione e recupero, opera conclusasi nel 1994 con l’apertura al pubblico.

La visita al Castello inizia ai piedi del sentiero che si imbocca sulla sinistra lungo la SP 8 che conduce a Vobbia. In circa 20 minuti, seguendo un percorso in alcuni punti ripido (ma di facile percorrenza), si risale il fianco della montagna in un contesto boscoso, raggiungendo gli affioramenti rocciosi al centro dei quali, quasi in un unicum con rocce e montagna, si erge il castello. 

Si compone di quattro livelli, tre dei quali completamente ricavati sfruttando la parte di roccia. Il terzo livello presenta il salone principale dal quale si aprono gli accessi al torrione orientale e il camminamento di ronda. E’ visibile sulla sinistra una delle cisterne che costituivano la riserva d'acqua indispensabile per garantire l'assoluta autonomia della fortezza in caso di assedio. Il quarto livello del castello è composto dai camminamenti di ronda e dai posti di osservazione.

Il Castello è visitabile dalla primavera all’autunno (info: www.parcoantola.it) , periodo in cui vengono anche organizzate varie manifestazioni culturali.
Inserendosi in un contesto ambientale di pregio, tutelato dall’Ente Parco, il territorio circostante offre molte opportunità di svago e tempo libero nella natura, con itinerari trekking e aree attrezzate per l’arrampicata sportiva (info: www.parcoantola.it)


Curiosità.
Pochi metri prima del parcheggio del Castello della Pietra,  un po’ nascosto dalla strada, si conserva un antico ponte in pietra denominato “Ponte di Zan”. Di epoca medioevale, la costruzione del ponte si mescola con una suggestiva leggenda locale. Si racconta che un castellano di nome Zan fece costruire il ponte sul rio Busti. Un giorno Zan incontrò il diavolo che si offri di costruirlo, chiedendo in cambio la prima anima che di lì sarebbe passata. Il castellano accettò ed il mattino successivo Zan, in compagnia del suo cane, andò di persona ad osservare l’opera compiuta. Fece in modo che proprio il cane fosse il primo ad attraversare il ponte, imbrogliando così il diavolo che giurò vendetta non allontanandosi mai dal ponte. Un giorno Zan si recò nelle vicinanze del ponte per seppellirvi una cassetta contenente un tesoro. Il diavolo, incuriosito, osservò il castellano nascondere il tesoro. Volendosi vendicare del torto subito, ordì una maledizione: chiunque avesse cercato di disseppellire il forziere sarebbe stato colpito da una grandinata di sassi. Alcuni secoli più tardi la popolazione del luogo decise di recarsi al ponte con il parroco in testa, con lo scopo di allontanare il maleficio e recuperare il tesoro. Giunti sul luogo, il curato fece un ampio segno della croce e cosparse acqua benedetta. Fu allora che si sentì un boato ed il diavolo fuggì. Ma del tesoro non se ne trovò mai traccia. Il ponte fu utilizzato fino all’apertura dell’attuale strada, nel 1935.

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